Le catacombe “Vigna Cassia” situate accanto al Parco Archeologico Neapolis, prendono il loro nome dalla famiglia proprietaria della vigna (al momento del ritrovamento) che era posta al di sopra delle Catacombe stesse.
Furono rinvenute nel 1852 durante alcuni scavi da parte della Commissione della Antichità e Belle Arti, che al ritrovamento di gradini intagliati nella roccia viva che portavano a circa 15 metri di profondità al sotto del livello stradale, decisero di approfondire le ricerche. In seguito agli scavi scoprirono che i gradini proseguivano fino a una profondità di 25 metri e che portavano all’inizio di una serie di tunnel.
Le Catacombe di Vigna Cassia sono considerate le più ampie della Sicilia, l’inizio della loro edificazione risale al III° secolo d.C., furono attive dalla 2° metà del IV° secolo d.C. e si presentavano come un vero e proprio cimitero costituito da un ipogeo di comunità, ma anche da cinque ipogei privati (destinati a singole sepolture). Questa struttura si articola in 3 parti:
Cimitero S. Maria del Gesù risalente al III° secolo.
Cimitero Maggiore o di San Diego III° secolo.
Cimitero Marcia IV° secolo.
La pianta è formata da un corpo centrale a croce e da numerose gallerie secondarie, il cimitero di S. Maria del Gesù è ricavato dall’ampliamento di un acquedotto risalente all’epoca greco-romana; le pareti presentano numerose nicchie che sembrano esser state scavate con un metodo veloce ed economico che si ricolloca al periodo pre-costantiniano (III° secolo d.C.).
La datazione della Catacomba di S. Maria del Gesù, viene affermata dal cimitero Maggiore o di San Diego databile, grazie al ritrovamento di alcune monete, epigrafi e lampade ad olio ritrovatevi di quell’epoca, alla metà del III° secolo d.C. circa.
Si sviluppa intorno ad uno spazio aperto chiamato “atrio” posto davanti al cosiddetto cubicolo “delle rose”, probabilmente una tomba dedicata ad un martire, intorno a cui si è sviluppata l’intera area cimiteriale.
Dall’atrio si sviluppano sette gallerie principali, ovvero lunghe diramazioni in diverse direzioni.
Nelle gallerie verso la parte orientale della catacomba se ne trovano alcune rotonde di dimensioni ridotte, inoltre troviamo uno spazio aperto con un pozzo situato al centro, probabilmente risalente al periodo greco.
L’andamento delle gallerie della catacomba di S. Diego è irregolare e in alcuni casi cambia radicalmente direzione tornado verso l’atrio o verso il cubicolo “delle rose”, probabilmente per un antico desiderio di essere seppelliti più vicino possibile alle tombe dei martiri.
Il cimitero di Marcia, invece, ricorda quello delle Catacombe di San Giovanni e prende il nome dalle pitture di Marcia, la cui realizzazione risale al IV° secolo d.C. e la sua utilizzazione, invece, al V° secolo d.C.
Nell’ottobre del 1997 la PCAS-Siracusa (Pontificia Commissione di Archeologia Sacra) portato al termine il restauro delle pitture presenti nell’ipogeo, ha restituito un ciclo figurativo di immagini a tema cristiano, ancora oggi è considerato tra i più preziosi del patrimonio di Siracusa; riporta immagini di Salvezza e Resurrezione dell’anima, concetti espressi da scene che decorano due nicchie che caratterizzano l’ipogeo stesso. Esse raffigurano due momenti della trilogia di Giona (profeta ebraico, protagonista dell’Antico Testamento), Daniele nella fossa dei leoni (profeta ebraico, ingannato e gettato in pasto ai leoni), ritratto di defunto fra Oranti (personaggi raffigurati nell’atto di pregare), resurrezione di Lazzaro e pavoni affrontati nei giardini fioriti dell’habitat paradisiaco.
Questo tipo di rappresentazioni compaiono sin dagli inizi dell’arte cristiana nell’ambito di pitture catacombali, sarcofagi, mosaici, graffiti, specie tra il III° secolo d.C. e il IV° secolo d.C.
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