“Nel vaporoso mare Ortigia giace / Sopra Trinacria là dove la bocca / Si spande dell’Alfeo, che unisce le acque / Alla sorgente di Aretusa.” Così l’Oracolo di Delfi si pronunciò rivolgendosi ad Archia, il fondatore di Siracusa, prima di intraprendere il suo viaggio.
La Fonte Aretusa infatti è da sempre legata alle antiche origini della città, rappresenta il legame sociale e religioso tra Siracusa e la Grecia, tra i colonizzatori greci e la patria di origine ed è divenuto uno dei simboli della città.
La Fonte nel corso dei secoli ha esercitato un notevole fascino nei letterati, negli storici e nei viaggiatori anche per via del legame con il mito di Aretusa. La leggenda racconta che la ninfa Aretusa, per sfuggire all’amore di Alfeo (fiume del Peloponneso) fu trasformata da Artemide in una fonte. Zeus, spinto dalle richieste dell’innamorato Alfeo, gli consentì di passare sotto le acque del Mar Ionio per sfociare a Ortigia e unirsi per sempre alla ninfa Aretusa. Alfeo viene identificato in una fonte di acqua dolce (detta Occhio della Zillica) che sgorga nel Porto Grande di Siracusa a poca distanza dalla Fonte Aretusa e oggi il lungomare che costeggia la Fonte Aretusa si chiama proprio “Lungomare Alfeo”. Il mito venne raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi e ispirò poeti antichi come Cicerone, Pindaro, Virgilio, Teocrito e moderni come Carducci, Quasimodo, D’Annunzio, Milton e Shelley.
Anche l’ammiraglio Nelson subì il fascino della Fonte dalla quale attinse l’acqua per le sue navi nel 1798 prima di battere Napoleone ad Abukir in Egitto.
Ortigia ha una conformazione geologica composta da una roccia con fratture naturali, un tipo di roccia che si presta a far filtrare l’acqua naturalmente. La Fonte Aretusa non è altro che uno dei tantissimi sfoghi che la falda freatica iblea possiede nel territorio siracusano, la stessa che alimenta il fiume Ciane sul lato opposto del porto grande. In tutta Ortigia vi è una serie di sorgente e fonti naturali che fuoriescono al di sotto o in corrispondenza del livello medio del mare. Altre sorgenti naturali in Ortigia sono la Fontana degli Schiavi, il miqwè (bagno ebraico) di via Alagona, la Vasca della Regina nel Castello Maniace.
La Fonte Aretusa viene chiamata dai siracusani “fontana delle papere” per le numerose papere che vi si trovano al suo interno oltre ai numerosi pesci d’acqua dolce. Desta curiosità e stupore anche la presenza della pianta di papiro che cresce spontanea all’interno della Fonte Aretusa e lungo le rive del fiume Ciane. Si tratta degli unici papireti selvatici di tutta l’Europa.
Nei secoli la Fonte ha subito dei cambiamenti. Cicerone la descrive come “una fonte incredibilmente grande, brulicante di pesci, e così situata che le onde del mare la sommergerebbero se non fosse protetta da un massiccio muro di pietra”. Alla Fonte si accedeva dal piano della città al livello del mare attraverso una ripida scala. Lì sorgeva una porta, detta Saccaria (distrutta dal terremoto del 1693), dalla quale pare che siano penetrati i romani nella conquista della città 212 a.C.). Nel 1540 la Fonte fu inglobata nelle fortificazioni quando Carlo V potenziò le strutture militari di Ortigia. Nel 1847 l’invaso semicircolare della Fonte Aretusa assunse l’attuale aspetto ottenuto dall’abbattimento dell’antico bastione spagnolo e il belvedere posto accanto alla Fonte è ciò che ne rimane.
LA FONTANA LA SI PUO’ AMMIRARE DALL’ESTERNO