Poco distante dal Parco Archeologico della Neapolis, nella zona rupestre più a nord rispetto al parco, è situata un’ampia area cimiteriale greco-romana chiamata “Necropoli Grotticelle”.
La Necropoli Grotticelle presenta delle prime tracce di sepoltura risalenti ai Siculi dell’età del bronzo, ma il suo uso intensivo inizia nel periodo greco V°-IV° secolo a.C., e raggiunge il massimo splendore nel periodo ellenistico (III° secolo a.C.); per poi essere abbandonata per qualche secolo, per poi essere nuovamente utilizzata nel I° secolo a.C., in epoca romana.
E’ scavata interamente nella roccia viva della Latomia di Santa Venera situata poco distante da lì in direzione nord; Necropoli Grotticelle fu utilizzata anch’essa come latomia, ipotesi testimoniata dai blocchi di pietra e dalla loro posizione che sono visibili ancora oggi.
Il termine “Grotticelle” deriva dalla trasformazione avvenuta ad antichi colombari romani (genere di sepolcro romano costruito per contenere le ceneri dei cremati) che inizialmente fungevano per il loro utilizzo originario ma che dopo essere ampliati nelle epoche successive, cambiarono il loro scopo, rendendole delle abitazioni.
Alcuni scavi effettuati hanno riportato alla luce un tratto di strada d’epoca risalente al periodo greco, ed alcuni resti di strutture murarie che si pensa siano riconducibili all’esistenza di un probabile edificio sacro ancora più antico.
Per tradizione, sappiamo che a caratterizzare l’ampia zona è la presenza della famosa “Tomba di Archimede”, che si differenzia, per la sua struttura, dalla restante zona sepolcrale. Questa differenza la si nota ancora oggi grazie alla presenza di un timpano triangolare (elemento architettonico posto a in alto nella facciata) che contiene al suo interno nicchie adibite ad ospitare urne cinerarie.
Secondo una versione storica ufficiale, il generale romano Marcello, addolorato per l’omicidio di Archimede (famoso nella città di Siracusa), ordinò in suo onore una cerimonia funebre con una degna sepoltura. Il generale fece quindi costruire una tomba dedicata ad Archimede, questa maestosa struttura era sormontata da una lapide in pietra o colonnetta su cui fece incidere una sfera inscritta in un cilindro con una enunciazione epigrafica tipica di un suo teorema, come simbolo primario delle sue scoperte.
Del ritrovamento della sua tomba, ha lasciato la testimonianza del reale luogo di sepoltura, l’oratore, scrittore e filosofo romano Marco Tullio Cicerone, scrivendo a proposito come segue:
«Io quand’ero questore scoprii la sua tomba (di Archimede), sconosciuta ai Siracusani, cinta con una siepe da ogni lato e vestita da rovi e spineti, sebbene negassero completamente che esistesse. Tenevo, infatti, alcuni piccoli senari, che avevo sentito essere scritti nel suo sepolcro, i quali dichiaravano che alla sommità del sepolcro era posta una sfera con un cilindro. Io, poi, osservando con gl’occhi tutte le cose – c’è, infatti, alle porte Agrigentine una grande abbondanza di sepolcri – volsi l’attenzione ad una colonnetta non molto sporgente in fuori da dei cespugli, sulla quale c’era sopra la figura di una sfera e di un cilindro. E allora dissi subito ai Siracusani – c’erano ora dei principi con me – che io ero testimone di quella stessa cosa che stavo cercando. Mandati dentro con falci, molti ripulirono e aprirono il luogo. Per il quale, dopo che era stato aperto l’accesso, arrivammo alla base posta di fronte. Appariva un epigramma sulle parti posteriori corrose, di brevi righe, quasi dimezzato. Così la nobilissima cittadinanza della Grecia, una volta veramente molto dotta, avrebbe ignorato il monumento del suo unico cittadino acutissimo, se non lo fosse venuto a sapere da un uomo di Arpino.»
(Cicerone, Tusculanae disputationes).
La grande scoperta da parte di Cicerone, risale al 75 a.C., da quell’anno della reale tomba di Archimede si sono perse le tracce e la sua descrizione non corrisponde alla località in cui sorge la presunta tomba.
In effetti, il sepolcro che ancora oggi è chiamato “Tomba di Archimede”, non può essere quello reale, in quanto è stato datato tra il I° secolo a.C. ed il I° secolo d.C. un’epoca molto successiva alla sua morte (212 a.C.).
Aspettiamo che vengano fatte ricerche inerenti la porta Agrigentina riportata da Cicerone, che gli studiosi collocano nell’attuale piazzale della stazione ferroviaria di Siracusa, e quando verranno effettuate, che possano portare finalmente al ritrovamento della tomba del più grande ingegnere e inventore di tutti i tempi.
SFORTUNATAMENTE LA TOMBA DI ARCHIMEDE NON E’ VISITABILE ALL’INTERNO, MA LA SI PUO’ AMMIRARE DALLA RECINZIONE ESTERNA.